Pantelleria “Coltivare la bellezza” 1 – 8 settembre 2018


Dall’1 all’ 8 settembre si è svolto a Pantelleria il primo Workshop Internazionale “Coltivare la Bellezza” organizzato dal Rotary Club Pantelleria, nell’ambito delle manifestazioni dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale.

L’evento, a cui il nostro Club ha partecipato con una delegazione di cinque Soci e consorti, ha visto la presenza di molti Club dell’Italia del Nord e della Sicilia; i partecipanti hanno trascorso una settimana nell’isola, impegnati nelle varie manifestazioni e nel seminario del 6 e 7 Settembre, svoltosi all’interno del Castello Barbacane, nel centro di Pantelleria.
Una due giorni di incontri e dibattito con esperti appassionati sulla “bellezza” dell’isola.
Numerosi ed esaustivi sono stati gli interventi che hanno avuto l’obiettivo di manifestare il proprio apprezzamento per quanto l’uomo di ogni tempo ha saputo realizzare in un contesto naturale, antropizzando un territorio senza mai stravolgere le sue bellezze per conservarle e tramandarle alle future generazioni.
Nel 2014 la coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria è stata riconosciuta dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”.
È la prima volta che una pratica agricola consegue questo autorevole riconoscimento. La notizia mi riempie di orgoglio e di soddisfazione. Questa iscrizione rappresenta una svolta a livello internazionale, poiché finalmente anche i valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli».

Al termine del workshop è stato stilato un decalogo sui 10 modi di vedere l’isola di Pantelleria, bene comune, primo passo per la realizzazione di progetti volti alla tutela del territorio e alla formazione delle nuove generazioni al rispetto dell’immenso patrimonio naturale e architettonico.

PANTELLERIA, figlia del vento, unica e tutta da scoprire, un’esperienza davvero intensa e ricca di spunti di riflessione questi giorni trascorsi a Pantelleria accolti calorosamente con vera amicizia rotariana dai soci del Club Pantelleria.

Un workshop durante il quale abbiamo potuto scoprire l’attaccamento dei panteschi alla loro splendida e selvaggia isola, dove gli abitanti sono gente di terra, dediti all’agricoltura più che attratti dalle bellezze della costa severa e raramente accessibile.

Una terra lavica tanto generosa e fertile quanto fiera ed indomabile che nell’aspetto evoca ancora storie millenarie di genti lontane, di un’agricoltura “eroica”, come é stata definita, termine che rispecchia in pieno le difficoltà e l’asprezza del clima, del territorio, di uomini che hanno saputo adattare ed adattarsi ad un territorio duro ma di un’opulenza unica.

Tra scoscesi terrazzamenti, giardini in pietra e sontuose distese di antichi muretti a secco, secolare e faticosa conquista, la maggior parte degli isolani si dedica ancora alla coltivazione dell’uva zibibbo e dei capperi, i prodotti isolani più apprezzati nel mondo, ed alla cura di ricchissimi uliveti, orti e frutteti.

Le vigne sono onnipresenti e risalgono fino alle pendici della Montagna Grande, la tecnica è ad alberello, con una conca che protegge le piante dal vento e così crescono basse a forma d’ombrello. Questo consente di raccogliere l’umidità di notte e conservarla durante il giorno, perché qui niente viene irrigato, l’acqua è troppo preziosa! Un vanto dei panteschi: riuscire a coltivare questa terra senza ricorrere all’irrigazione, acqua sull’isola non c’è se non per poche risorgive di acqua
Il lavoro meticoloso e quotidiano unito all’isolamento pressoché totale dei secoli passati ha permesso all’isola di non ridursi ad un semplice e malinconico museo di se stessa ma di conservare vive e tangibili l’anima e le tracce di un tempo.
Grazie a quest’eredità qui è ancora possibile immergersi e godere della magia e dell’autenticità di una delle ultime comunità rurali d’occidente…un patrimonio da tutelare perché raro e fragile.
Oggi Pantelleria non è più isolata come lo era una volta, il mondo è a due passi anche da qui grazie ai collegamenti, e l’isola che sta cambiando.
I terreni vengono abbandonati e col tempo assieme ai vecchi se ne vanno preziosi bagagli di sapienza e valore contadino.
Alle nuove generazioni ed a chi ama l’isola è dato compito di far sì che non vadano perduti.